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Per Aspera Ad Veritatem n.15
The economics of organised crime

G. Fiorentini - S. Peltzman - Cambridge University Press, 1997





Il volume costituisce una raccolta di contributi che hanno formato oggetto di una conferenza tenuta presso il Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Bologna in un contesto di cooperazione internazionale tra diversi istituti di ricerca e università.
Il tema non è nuovo, in quanto nel nostro Paese esiste già una discreta letteratura sull'aspetto imprenditoriale del crimine organizzato, con i suoi effetti sul funzionamento dell'economia legale e le conseguenze finanziarie dell'accumulazione di grandi capitali illeciti. Tuttavia, è sicuramente interessante e proficuo che la scienza economica continui ad interessarsi del problema anche tentando di applicare, com'è il caso di questa raccolta di saggi, i tradizionali modelli economici alla realtà dell'impresa criminale.
Un elemento certamente interessante è il modello applicato all'analisi della corruzione, cioè quello che tende a manifestarsi nelle realtà in cui il settore della criminalità organizzata e il governo colludono per sfruttare il loro monopolio nell'ambito legislativo. Nel testo viene presentato un quadro bilanciato di contributi tra il teorico, l'istituzionale e l'empirico. Ogni capitolo evidenzia gli esiti normativi dell'analisi utili alla progettazione di politiche deterrenti più sofisticate.
Ciò che si desume dai diversi studi è che l'economia della criminalità organizzata va ben oltre l'ambito dell'organizzazione industriale. L'importanza del fenomeno criminale coinvolge le economie di alcuni Paesi e, di conseguenza, i loro rapporti internazionali in modo così profondo e pervasivo che potrebbe indirizzare verso scelte obbligate le politiche macroeconomiche.
La lettura di questo testo suggerisce, del resto, non pochi spunti di riflessione, fondamentalmente collegati agli elementi di profonda connessione tra le diverse economie su cui i fenomeni criminali transnazionali spaziano. Solo fino a pochi anni fa, per esempio nel contesto europeo, si incontrava una forte resistenza ad ammettere che il problema del crimine organizzato non fosse solo e peculiarmente un problema italiano. Parimenti, forti resistenze si registravano quando poteva dimostrarsi che il crimine organizzato transnazionale con il suo inquinamento dell'economia legale costituiva un attentato al benessere economico dei cittadini. Ma la realtà va più veloce dei tempi necessari all'acquisizione di tali consapevolezze ed è accaduto così che mentre si faceva difficoltà ad accettare gli scenari sopra descritti, altre organizzazioni criminali provenienti per esempio dai paesi dell'est, dai Balcani, dall'Africa e dalla Cina hanno completamente modificato il quadro di riferimento e dunque i parametri delle possibili interpretazioni. Resta, tuttavia, il valore della scienza, e pertanto l'utilità di simili approfondimenti, in quanto - se è vero che mutano i soggetti e le caratteristiche delle organizzazioni - i modelli di base tendono a ripetersi e le nozioni acquisite restano un patrimonio di ricchezza conoscitiva per tutti coloro che devono quotidianamente confrontarsi con la minaccia criminale.



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